Passa ai contenuti principali

PSICOLOGIA: A.A.A Cercasi disperatamente la felicità? Usa le tre "A"



"A": ASSERTIVITA'

Impariamo ad essere assertivi

- Cosa significa essere "assertivi"?
- Perche' e' importante l'assertività?

Essere assertivi significa avere rispetto di se', delle proprie opinioni e credenze, dei propri sentimenti e delle proprie esigenze anche quando non coincidono con quelle degli altri, riuscendo ad esprimerle senza ferire nessuno e senza "tradire se stessi".

NO, mi dispiace ma… NON POSSO..."

Essere assertivi significa riuscire a dire NO senza avere sensi di colpa.
Essere assertivi significa evitare di offendere l'interlocutore assecondando se stessi nel rispetto egli altri.
Essere assertivi significa ascoltare se stessi senza essere egoisti. Essere assertivi significa sentire il bisogno di aiutare il prossimo e realizzare questo desiderio.
Essere assertivi significa imparare a dire di NO.
Essere assertivi è un modello di comportamento e un giusto equilibrio tra aggressività e passività.
Essere assertivi significa imparare ad esprimere emozioni, desideri, critiche costruttive.
Essere assertivi significa raggiungere i propri obiettivi senza calpestare il mondo circostante.

TRAINING SULL'ASSERTIVITA'
Il training, secondo Salter e Wolpe, ha come punti cardine quello di favorire le vere espressioni presenti nelle situazioni che generano ansia e celate dalla paura. Imparare ad esprimere emozioni negative come la collera in situazioni protette, riduce la paura che intappolava la collera stessa.
Il training tende a rendere più funzionale il legame tra emozione, pensiero e azione.
Il traning porta le persone a raggiungere l'assertività intesa come una competenza sociale. STILI DI COMPORTAMENTO
L'assertività si muove lungo un continuum che va dalla passività all'aggressività.

AGGRESSIVITA': La persona che ha comportamenti aggressivi cerca di raggiungere i propri obiettivi calpestando gli altri, e' concentrata su se stessa, ha un atteggiamento prevalentemente distruttivo e a volte puo' essere violenta.
"Aggressività" - dice Fabio Terracina - "viene dal latino adgredior, ovvero 'vado verso'. Questa è l'eccezione positiva della parola e rappresenta una caratteristica costruttiva e integrativa del vissuto assertivo. Un'immagine che comunico spesso ai clienti per esprimere l'idea che ho dell'aggressività in senso positivo, è quello della Selesh, nota tennista degli anni '90 che ad ogni colpo inflitto alla pallina gridava, mettendoci forza e determinazione".

PASSIVITA': La persona passiva subisce gli altri e le situazioni e si fa carico di responsabilità che non gli appartengono; no sa dire di NO, teme il giudizio, ricerca l'approvazione, è indecisa, frustrata e incapace di esternare al mondo bisogni e richieste.
"Fin dall'infanzia"- scrive Fabio Terracina - la persona passiva ha ricevuto un'educazione rigida, impartita da genitori autoritari che impedivano la libera espressione delle emozioni e dei desideri".

IL MANIPOLATIVO: la persona passivo-aggessiva in genere appare silenziosa, diplomatica ma, nel profondo, cova ostilità e risentimento. Alla base c'è una profonda distima di sé e l'incapacità di esprimere al mondo circostante i propri bisogni "se non per mezzo di un comportamento sotterraneo, viscido, ambiguo" - sostiene Terracina. "Gli psicologi sanno che ironia, sarcasmo, battute allusive, l'uso di un linguaggio scatologico, riferimenti alla sessualità, pacche sulla spalla e risolini, esprimono nel profondo di sé la celata aggressività e distuttività nei confronti dell'interlocutore, aggressività che, spesso, il passivo riversa contro se stesso".


COMPONENTI DELL'ASSERTIVITA'
Edoardo Giusti e Alberta Testi, nel libro sull'assertività edito dalla Sovera, individuano 6 componenti dell'assertività:
1) Immagine positiva di sé: imparare a bandire la falsa modestia e l'eccessivo orgoglio.
2) Contatto con gli altri: imparare a comunicare con gli altri attravrso l'uso dell'ascolto attivo e dell'empatia.
3) Libertà espressiva: imparare ad esprmere emozioni e sentimenti.
4) Gestione delle richieste: imparare a gestire le proprie e quelle altrui.
5) Gestione del feedback: imparare a dare e ricevere apprezzamento e ad affrontare le critiche.
6) Gestione del conflitto: imparare a trovare accordi ("negoziare").

COMUNICAZIONE ASSERTIVA
Saper comunicare è fondamentale. Oltre al linguaggio, la comunicazione è estremamente arricchita dagli elementi extralinguistici: la comunicazione non-verbale.
Secondo gli autori, la comunicazione si può definire come un processo attraverso cui vengono trasferiti da una persona ad un'altra pensieri, affetti, emozioni.

"A": AUTOSTIMA
L'autostima e l'amore per se stessi, secondo James, viene determinato, come riportano gli Autori, dal rapporto tra i risultati conseguiti nelle aree considerate importanti e le proprie aspirazioni.
Secondo George Mead, presupposto fondamentale per l'autostima è l'essere stati stimati dagli "altri significativi", come genitori, amici, persone cui si è stati legati nell'infanzia.
Per Allport, una persona è psicologicamente sana quando elabora i conflitti ed affronta le difficoltà senza ricorrere all'evitamento.
Field sostiene che autostima è connessa all'autoconsiderazione intrinseca che una persona fa di se stessa, valutazione influenzata da due diversi stati di coscienza:
- Il creativo
- La vittima
Il creativo si piace, è pro-attivo, espanso e pensa: "Io faccio accadere le cose".
La vittima non si piace, è re-attiva, contratta e pensa: "Gli eventi mi piovono addosso".

COMPONENTI DELL'AUTOSTIMA
1) Cosapevolezza di sé
- Autenticità ("Se non permetto agli alri di conoscermi, come possono amarmi?)
- Bisogni e desideri (Il bisogno è: "Io ho fame, ovvero uno stimolo di origine istintuale; nel desiderio è: "Io provo", ovvero un sentimento intenso che guida emozioni ed azioni).
-Prendersi cura di sé ("Io vorrei fare questo ma...ora non posso e non devo!"= incapacità di prendersi spazi per sé)
2) Senso della responsabilità
- Cambiamento ("Se io rispondo di me stesso, posso cambiare")
- Strategie di comportamento ("Io oscillo tra avvicinamento e allontanamento")
- Accettare il rischio ("Io determino la mia vita")
- Gestire il successo ("Se io avrò successo, metterò a rischio a mia fragile identità"= credenza erronea)
Gestire gli errori ("Se io evito un rischio, evito l'errore"= credenza erronea a discapito della spotaneità
- Il senso di colpa ("Se io deludo le persone importanti per me, mi sentirò in colpa")
3) Valutazione positiva di sé
- Consapevolezza cognitiva ("Io penso...")
- Sperimentazione affettiva (Io sento...")
- Feedback ("Quanto ho agito mi ritorna indietro e questo m'informa su quanto ho compiuto)
- Critica patologica ("Se tu non agisci così, sei sbagliato")
- Ristrutturazione cognitva ("Io posso eliminare le mie convinzioni erronee su di me e sugli altri per imparare ad amarmi per quel che sono e accettare anche gli altri)
- I "devo" (" Io devo fare così...altrimenti il mondo non mi accetta...")
- Giudizi ("Oltre a criticarmi internamente, io posso rivolgere la critica contro il mondo")
4) Accettazione di sé
- Accettare sentimenti ("Io provo invidia e accetto questo sentimento dentro di me")
- Riconoscere il proprio valore ("Io valgo molto a prescindere dall'approvazione che ricevo")
- Accettare il bambino interiore ("Se rinnego la mia parte bambina, la mia identità è frammentata")
La crescita è permessa da: consapevolezza+rischio.
- Senso della responsabilità
- Piacersi
- Accettarsi

LE ORIGINI DELL'AUTOSTIMA
Autori come Sullivan, Anna Freud e la Horney, così come anche Bowlby e Kohut, ritengono di fodamentale importanza, per lo sviluppo dell'autostima, un'immagine positiva che l'individuo si forma fn dall'infanzia in relazione alle principali figure di accudimento ed essersi sentiti degni d'amore e importanza. I genitori infatti, offrono se stessi come modello per le relazioni future del bambino col mondo e questo inciderà sulla fiducia che l'individuo riuscirà ad accordare agli altri e al grado di apertura verso l'altro da sé.
Accettare i figli, favorendone l'autonomia ed avendo verso di loro aspettative adeguate, fondamentale per favorire la loro crescita e la loro autostima e un giusto equilibrio tra amore condizionato e incondizionato può essere la chiave che permetterà lo sviluppo del bambino.

"A": AUTO-EFFICACIA
Bandura ritiene che io scelgo certe attività e ambienti sociali in base a quanto mi giudico efficace e all'altezza delle situazioni.
Percepire se stessi favorevolmente contribisce ad accrescere le competenze.
Lo stesso individuo può credere di poter essere in grado di dominare con auto-efficacia determinate situazioni ma non altre.
Il bambino, se è circondato dal adulti che credono in lui, incoraggiandolo e mostrando interesse per quello che fa, giunge allo sviluppo dell'auto-efficacia e della fiducia in se stesso.
Ogni periodo di sviluppo porta con sé nuove sfide al senso di efficacia personale. Una famiglia che crea le condizioni per il proprio figlio in cui questi possa mettersi alla prova e sperimentare positivamente le proprie capacità, è molto significativo ed utile.
E' importante poter mantenere un buon livello di auto-efficacia in ogni momento della nostra vita così come durante al terza età.
I successi aumentano il senso di efficacia personale e creano nuovi stimoli per porsi sfide sempre più varie.
Le attribuzioni causali sono indizi che ci informano sulle nostre reali capacità: "Quest'evento è accaduto perché...". Questo stile di attribuzione di senso ad un evento è caratterizzato da tre dimesioni:
1) Stabilità: "Io penso che questi eventi si presenteranno nella mia vita sempre così..."
2) Pervasività: "Io penso che quest'insuccesso capiti anche in altri aspetti dela mia vita..."
Personalizzazione: "Io penso che le cause di questo evento dipenda da me...oppure dagli altri..."
Seligman - il padre della psicologia positiva - ritiene importantissimo avere uno stile esplicativo ottimistico per non incorrere nello stato d'impotenza appresa.
Avere un modello è fondamentale per lo sviluppo dell'auto-efficacia: genitori, gruppo dei pari ma, anche, mass media fungono da modeling, così come le persone simili a noi.
Anche la persuasione e l'incoraggiamento sono importanti e spingono al rischio, commettendo azioni che potrebbero rivelarsi fonte di nuove scoperte e di crescita.
La percezione del proprio stato d'animo incide sulla costruzione delle proprie valutazioni di efficacia personale.
Ci si sente più efficaci quando si è in grado in controllare i propri stati fisiologici ed emotivi del Sistema nervoso Autonomo e a getire emozioni come paura, gioia, rabbia, tristezza etc., attraverso per esempio il training autogeno, il rilassamento muscolare, il biofeedback, l'ipnosi, l'attività fisica.
Anche imparare a gestire lo stress che la vita ci provoca costituisce un buon modo di apprendere l'auto-efficacia. Adattamento ed espansione possono essere considerate parole chiave per una buna riuscita nella vita.
Le tecniche immaginative possono essere un ottimo ausilio per raggiungere un senso di auto-efficacia semplicemente immaginado situazioni cui dover far fronte ed emozioni da dover gestire.
L'auto-efficacia è sperimentata in tutti gli ambienti di vita: famiglia, amore, amicizia, reti sociali, istituzioni scolastiche, ambienti lavorativi, relazioni interpersonali.
L'auto-efficacia intra-personale, invece, si pone le seguenti domande:
- Chi sono io?
- Cosa voglio essere?
- Cosa voglio diventare?
Amare se stessi è un ottimo presupposto per prendersi cura di sé e per incrementare il senso di valore personale.
Ansia, depressione, fobie, dipendenze affettive e da sostanze sono tutti fattori che ostacolano la crescita e un senso positivo di se stessi.
Bibliografia: "Vincere quasi sempre con le 3 A: Assertività, Autostima, Autoefficacia", di E. Giusti e A. Testi









Commenti

Post popolari in questo blog

ARTE: Nessuna solitudine ci renderà "numeri primi"

E’ stato un caso voluto e a tratti forzato che sotto il mio albero di Natale trovassi “La solitudine dei numeri primi”: un regalo del mio migliore amico e anche di un‘altra persona che da poco è entrata nella mia vita, questo sicuramente perché in un modo o nell’altro avevo fatto loro notare che avrei voluto leggere questo testo in mezzo alla miriade di romanzi che si accalcano sul mio comodino ogni settimana. Questo perché sono anch’io attratta dai fenomeni di massa come lo stesso “Il codice Da Vinci”, non tanto perché credo nella loro splendida unicità dalla quale mi lascio coinvolgere in maniera incondizionata o perché voglio erigermi a giudice di qualcosa di cui tutti parlano, nei bar davanti a un caffé, negli uffici durante la pausa per una sigaretta, o che tutti leggono, in piedi nella metropolitana affollata rischiando di cadere alla prima frenata del macchinista. Se ho letto “La solitudine dei numeri primi” è perché anche io volevo in certo senso farmi lasciarmi andare a questo...

PSICOLOGIA: Secondo approccio clinico di Fabio Terracina

Fritz Perls è il fondatore della psicologia della Gestalt. In realtà, esisteva già la Gestalt, ovvero il nome della scuola di studiosi e ricercatori che si occupavano di portare avanti gli studi sulla percezione. "Gestalt", in tedesco, significa "Forma" e, per estensione, "buona forma", vale a dire tutto ciò che, nel campo fenomenico, è dotato di caratteristiche di armonia, di completezza. Perls, invece ha creato un approccio personale della psicoterapia, che ha le sue radici nella psicologia umanistico-esistenziale, incentrato sull'esperienza consapevole della persona, sul "qui ed ora", sulle emozioni esperite nel'immediato, sul ciclo del contatto, sull'espressione diretta dei vissuti penosi per l'individuo, sulla drammatizzazione. Al paziente viene chiesto spesso cosa prova ora, in questo momento, per aiutarlo a focalizzare la sua attenzione sulle emozioni, sulle sensazioni fisiche, portandolo lontamente alla consapevolezza di s...

Psicoterapia familiare